La Nazionale d’allevamento italiana vista da M. Christian Gunther

 

In seguito all’invito del presidente Pasqualetti, sono venuto a giudicare il 18 maggio 2013  la Nazionale d’allevamento del Club italiano de l’epagneul breton. Questa manifestazione è stata organizzata dalla delegazione dell’Emilia Romagna. Infatti in Italia le delegazioni regionali sono molto più autonome e hanno più responsabilità di quelle francesi, tanto che il delegato è eletto dai soci della Delegazione.
Gli organizzatori,  soprattutto Valeria Merighi e Domenico Riverso, aiutati da una manciata di giovani e dinamici Bretonisti, tra i quali Mauro Gianesini e Dario Melotti, frequentatori abituali delle nostre nazionali d’allevamento e delle nostre prove di montagna, hanno realizzato una manifestazione perfettamente riuscita sul piano tecnico.
Nel quadro campestre dell’Azienda agrituristica venatoria «Massari», grandi ring delimitati da nastri tricolori  perfettamente tirati, ma  senza le barriere metalliche che si utilizzano generalmente nelle nostre esposizioni canine, hanno accolto 213 cani, un record per l’Italia Bretonista!!!
Impianto audio efficace, molto udibile, con un mix riuscito tra musica e commenti.
Tre i giudici: il presidente Pasqualetti per le categorie giovani maschi e giovani femmine, Sig. L. Cremonesi per le femmine, a me non restava che giudicare i maschi senza distinzione di classi e di colore.105 erano i cani iscritti per la mia categoria, questo in Francia è considerato superiore al limite massimo possibile per una categoria, probabilmente tale numero è dovuto alla curiosità di essere esaminati dal presidente del CEB.
Bisogna riconoscere tuttavia che tutti i cani  prima di andare nel ring dei giudici , dovevano passare in un pre ring gestito da un giudice qualificato che aveva il compito di verificare su una scheda prestampata il tatuaggio o microchip del cane, lo stato di displasia se il certificato di displasia era disponibile, lo stato della dentizione, lo stato dei testicoli e la taglia al garrese. Liberato quindi a priori da queste incombenze fastidiose, io avevo lo spirito positivo per poter

valutare ognuno dei soggetti, e senza cercare la piccola “inezia”che fa scendere il cane nella classifica. Normale, visto che non c’erano classifiche!!!! Bisogna sapere infatti che si trattava di una manifestazione sperimentale che , rispetto alle nazionali di allevamento francesi,  presentava qualche differenza.
L’iscrizione era gratuita e subordinata chiaramente all’iscrizione del cane in un libro d’origine di un paese riconosciuto  dalla FCI.  A questo proposito è stato deplorevole che delle voci siano circolate in Francia indicando che i soggetti non erano iscritti in un libro d’origine , cosa assolutamente falsa, io ho in mio possesso il catalogo ufficiale con tutti i n° di Loi o di Lof!
Non c’era alcuna attribuzione di CAC e di RCAC, unicamente delle qualifiche come “eccellente “ e “molto buono”.. »
Tutte le classi erano giudicate insieme e senza distinzione di colore. (L’epagneul breton è UNA razza, qualsiasi sia il colore del suo manto, ragione che spiega perché non esista che un unico Cacib).
In seguito a queste valutazioni individuali, ogni giudice doveva selezionare 5 cani per il ring d’onore previsto nel pomeriggio.
Per me la scelta è stata difficile perché scegliere 5 soggetti su 105 è delicato.  Oggettivamente c’era circa una decina di soggetti maschi che meritavano di figurare nel ring d’onore e che avrebbero avuto il livello dei Cac in Francia. Ho dovuto quindi giudicare dei cani campioni e altri che avevano ottenuto la ricompensa suprema nel nostro paese
Riguardo alla qualità, l’allevamento italiano si differenzia dall’allevamento francese su alcuni punti:
le taglie sono generalmente molto più vicine alla taglia ideale rispetta a quelle francesi e i cani “nella tolleranza” dei  52 cm.  sono estremamente rari. Ne ho visti 2 su 105. Al contrario 48 cm.  per un maschio non è l’ideale.
I corpi sono ben proporzionati nella media, i dorsi ben fermi, le groppe molto soddisfacenti e perfino qualche volta eccellenti. Poche groppe avvallate. Dei colori di manto perfettamente nello standard, con delle vere variegature  bianche moderatamente  invasive. Un vero piacere che ci riporta 20 anni indietro e soprattutto… nel pieno dello standard!
Dal punto di vista negativo,  ho notato dei mantelli poco soddisfacenti  del tipo “cani arruffati dopo un lavaggio”, dei manti con un pelo insufficiente, un numero abbastanza sensibile con il pelo spento.
Ma quello che più pecca è incontestabilmente la testa! Ho trovato dei difetti di parallelismo con delle linee sia divergenti che convergenti, delle labbra pesanti e leggermente cadenti, delle teste pesanti, dei crani eccessivamente arrotondati, degli stop qualche volta un po’ troppo marcati  (ma se ne incontrano ahimé anche in Francia), delle orecchie portate nettamente all’indietro anche senza costrizione, e infine mi è dispiaciuto di non trovare più così spesso la vera espressione breton, espressione che implica sempre  l’intelligenza e la vivacità dello sguardo, la mobilità e il portamento delle orecchie e l’aspetto sveglio del soggetto, qualunque sia la circostanza.
E’ su questo punto che ho insistito al momento delle selezioni del pomeriggio ed è su questo punto che bisogna assolutamente che i nostri amici italiani lavorino. Infatti, se la struttura del corpo è correttamente quella dell’epagneul breton, bisogna che essi abbiano anche una testa tipica e che abbiano un buon animo breton!
Il pomeriggio , dopo un buon pasto, l’insieme di giudici ha nominato tra i 5 selezionati il miglior giovane maschio, giovane femmina, maschio adulto e femmina adulta. Non conoscendo alcun cane io non posso dare qui i risultati, se non il risultato della miglior femmina di proprietà del Sig Carlo Marin.
Per il finale Patrick Morin, che ha fatto un lungo spostamento dalla sua Bretagna natale, presentava al pubblico 3 gruppi d’allevamento di Keranlouan, ossia 15 cani. Presentazione perfetta, ordinata, molto professionale. Ho apprezzato la grande omogenieità dei 15 soggetti e ho apprezzato anche che un allevatore francese si sposti al di fuori del nostro esagono per andare a conquistare nuovi amatori di epagneul breton. Il suo esempio dovrebbe essere seguito da altri allevatori francesi!
Non dubito che i nostri amici italiani che amano il lavoro ben fatto e che cercano la perfezione sapranno ispirarsi a questa prestazione.
Alla fine delle giornata, i nastri delimitanti i ring erano ancora perfettamente tesi, e nessuno spettatore si era divertito a romperli….
Non è stata la prima volta che venivo a giudicare in Italia, ma tra tutte le esposizioni alle quali ho partecipato in questo paese amico, è la nazionale d’allevamento di Conselice che mi è sembrata essere la manifestazione la più interessante e la più intelligente. Un po’ tracciata sui principi regionali d’allevamento che esistono in Francia, questa maniera di valutare il patrimonio zootecnico nazionale è molto più completo perché più allargato di una esposizione nazionale nella quale non vengono che quelli che sperano di vincere il premio.
Questi probabilmente sono l’avanguardia dell’allevamento, ma il ruolo di un club non è anche quello di occuparsi dell’insieme dell’armata degli Epagneul breton, di quelli che non hanno l’ambizione di fare dei loro cani dei campioni?
 Ma che tuttavia allevano…